Quello della classificazione degli stili è un problema annoso per gli studiosi delle arti marziali cinesi, infatti, la loro realtà ampia e variegata (si contano oltre 400 stili) rende difficile racchiuderli in schemi rigidi e teorici.
Nonostante questa difficoltà si sono individuati molti criteri di classificazione, di cui tre sono i principali:
1) Distinzione tra Neijia (Famiglia Interna) e Waijia (Famiglia Esterna).
2) Distinzione tra Stili del Nord e Stili del Sud.
3) Distinzione in tre grandi zone di diffusione.
1) Neijia e Waijia
La prima grande distinzione che presentiamo è quella tra Neijia, in altre parole gli stili interni, e Waijia, gli stili esterni.
Gli stili interni rispondono ai principi della Yin e dello Yang, dei 5 elementi e degli Otto Trigrammi, salvo poi ritrovare negli stili considerati esterni la rispondenza ai medesimi principi; gli stili esterni deriverebbero dalle ginnastiche insegnate da Damo.
Ciò determina un’altra ipotesi sull’utilizzo dei termini interno ed esterno, legata all’origine differente dei due sistemi, perché il Neijia viene fatto risalire, come pensiero filosofico, agli insegnamenti di Laozi, un cinese, da qui l’aggettivo interno; il Waijia, come ho già detto prima, viene fatto risalire a Damo (nome cinese di Bodidharma), un persiano o indiano, uno straniero, da qui il termine esterno .
In realtà non è assolutamente facile cogliere il significato profondo della differenza fra Waijia e Neijia.
In linea di massima si potrebbe affermare che le scuole di wushu Waijia o scuole esterne, si basano su di un lavoro fisicamente molto duro ed usano tecniche molto precise e ben definite. Attraverso il tipo di lavoro fisico che si usa nell’allenare questi stili si ottiene un rafforzamento dell’apparato osteo-articolare (spesso nell’esecuzione di posizioni basse e statiche) e di seguito dell’apparato muscolo-tendineo (esecuzione di gesti atletici in grande velocità). All’interno o per mezzo di queste azioni si arriva ad un uso razionale della respirazione (Qi), alla protezione dei principi vitali (Jing), alla condensazione dell’intenzione (Yi) e all’elevazione dello spirito (Shen) in un processo cosiddetto di “raffinazione delle tre energie” (Qi-Jing-Shen).
Nelle scuole di Wushu Neijia o scuole interne, questo processo è invertito. All’inizio della pratica si pone subito l’attenzione alla liberazione dello spirito “Shen” per poi dirigere l’intenzione “Yi”, mobilitare il principio vitale “Jing”, dirigere il respiro “Qi” ed infine rigenerare la forma corporea (Xing).
Si può quindi affermare che sia negli stili Neijia sia negli stili Waijia gli elementi fondamentali sono sempre i medesimi: ossa, muscoli, tendini, circolazione dei liquidi corporei vitali (Jing), respirazione (Qi), mente/spirito (Yi/Shen). Si può quindi anche affermare che i due metodi, con sistemi di lavoro diversi si propongono i medesimi scopi.
Il Neijia è spesso accostato a significati esoterici, forse a causa dei presunti legami che, pare, questi stili abbiano con la filosofia e la religione taoista. In realtà facendo riferimento a questi stili si parla di “forza interna” poiché la manifestazione della forza fisica esiste comunque come negli stili esterni ma è meno evidente, più profonda e flessibile e soprattutto è basata su di una coordinazione precisa tra l’atteggiamento mentale/spirituale e la struttura del corpo umano, una sorta di potenza psicofisica che scaturisce in modo fulmineo e devastante. L’esempio tipicamente usato per capire e spiegare questo fenomeno è quello dell’acqua e della sua forza intrinseca; basti pensare alla cedevolezza dell’acqua, in stato di quiete, e all’effetto che farebbe l’essere investito da un’onda alta tre metri.
Possiamo concludere affermando che quando parliamo di Neijia o di Waijia parliamo di due facce della stessa medaglia e nel gergo delle arti marziali è uso dire che “l’interno” necessita “dell’esterno” per manifestarsi e “l’esterno” necessita “dell’interno” per avere forza vitale.
Gli stili interni sono anche detti morbidi; quelli esterni sono anche detti duri: questo per sottolineare che nella pratica dei primi sarebbero quasi assenti le contrazioni muscolari massimali e nei secondi al contrario abbonderebbero.
Durante il periodo nazionalista (1927-1949) venne fondata l’Accademia Centrale di Guoshu di Nanchino che era divisa in due sezioni principali, una in cui venivano praticati i sistemi Neijia, detta Wudang, e l’altra in cui venivano praticati i sistemi Waijia, detta Shaolin. In questo modo si ribadisce il presunto collegamento al Taoismo da una parte ed al Buddismo dall’altra.
Wudang e Shaolin sono due famosi centri religiosi e per la pratica delle arti marziali: Shaolin è un tempio buddista sede dei famosi Monaci Guerrieri; Wudang è una montagna sacra Taoista, che ospita un complesso di templi. Tabella di confronto
Un’altra località importante nel panorama del wushu è
la montagna Emei, luogo sacro per i buddisti ma che accoglie numerosi templi
taoisti; gli stili di pugilato che vi si originano, a detta di coloro che li
praticano, inglobano elementi Wudang/Neijia e Shaolin/Waijia. Probabilmente
questo discorso è generalizzabile a tutti gli stili di Wushu tradizionale,
infatti, nel passato fino all’epoca della dinastia Ming (1368-1644) tale
divisione non esisteva; la distinzione comincia ad apparire in alcuni scritti
della fine del 1600, in cui si afferma che nel 1500 appare nell’area di Ningbo
e Wenzhou nel Sud-Est della Cina (più precisamente nella provincia dello
Zhejiang) uno stile nuovo di Wushu detto Neijiaquan, che si faceva risalire al
monaco taoista Zhang Sanfeng della Montagna Wudang.
Zhang avrebbe imparato il sistema Waijia a Shaolin e poi con il supporto di
nuovi concetti, avrebbe creato questo nuovo stile. Una scuola che si dice erede
di questo sistema esiste ancor oggi nel Sud, anche se si tende a credere che lo
stile originario sia andato perduto.
Lo Xingyiquan, il Taijiquan
e il Baguazhang sarebbero stati sviluppati in modi
diversi ma cercando di riprodurre i concetti del Neijiaquan di Zhang Sanfeng.
Nel 1882, per iniziativa di Cheng Tinghua, un maestro di Baguazhang, alcuni
importanti maestri di quei tre stili cercarono di riunirli in una famiglia
unica, cui assegnarono il nome Neijia.
2) Stili del Nord e Stili del Sud
Un'altra grande distinzione è quella tra il Changquan (Pugilato Lungo) o Stili del Nord e il Nanquan (Pugilato del Sud) o Stili del Sud.
Essa corrisponde ad un’importante ripartizione culturale, etnica, linguistica e geografica che da secoli vuole la Cina divisa in due macroregioni separate tra loro dallo Changjiang (il Fiume Lungo, anche detto fiume azzurro), la Cina del Nord e la Cina del Sud. Tabella di confronto
Poiché Wudang si trova a Sud e Shaolin a Nord dello Changjiang, si è teso ad identificare gli Stili Wudang con gli stili del Sud e gli Stili Shaolin con gli Stili del Nord; ciò porterebbe ad affermare che il Taijiquan, il Baguazhang e lo Xingyiquan siano stili del Sud, ma siccome sia per la loro origine che per la loro diffusione sono notoriamente stili del Nord quest’associazione viene automaticamente a cadere.
Si può affermare che la distinzione tra Stili del Nord/ Changquan e Stili del Sud/Nanquan è una ripartizione a cui possono essere sottoposti i sistemi Waijia/Shaolin. Tabella di confronto
E’ assai facile riconoscere che negli Stili del Nord vi è un uso prevalente delle gambe e del movimento fluido, mentre negli Stili del Sud, al contrario, è prevalente l’uso delle braccia e delle posizioni statiche.
Questa differenziazione si presenta assai marcata e dovrebbe aver avuto origine, secondo alcune fonti, 200 anni or sono; ad essa si sono date spiegazioni legate ai diversi ambienti geografici ed urbanistici. Si dice che al Nord la presenza di praterie ha favorito la pratica più ampia del movimento, mentre al Sud la presenza di risaie e di abitazioni fluviali su chiatte ha favorito la ricerca della stabilità delle posizioni e ha disincentivato l’uso dei calci. Tabella di confronto
Gli Stili del Sud o Nanquan fanno tutti riferimento nel loro mito delle origini alla distruzione di un Tempio Shaolin (probabilmente un sussidiario) per opera delle truppe imperiali Manciù, e si ritengono gli eredi dei monaci sopravvissuti a tale distruzione.
Questa storia rivela l’appartenenza di tali stili all’ambiente delle Società Segrete (Hui) che erano nate in funzione anti-mancese e che avevano l’esigenza di creare rapidamente una base militare, utilizzata anche per la raccolta di fondi tramite attività illecite.
Tra essi
potete trovare:
l’Hongjiaquan o Hunggar Kuen
(Pugilato della Famiglia Hong),
lo Yongchunquan o Wingchun (pugilato
dell’eterna primavera),
Liujiaquan o Laugar Kuen (Pugilato della Famiglia Liu),
il Wumeihuaquan (Pugilato dei Cinque Fiori di Prugno),
il Gouquan (Pugilato del Cane),
il Wuzuquan (Pugilato dei Cinque
Antenati), ecc....
Il Cailifoquan detto Choy Li
Fut (Pugilato buddista della famiglia Caili), pur essendo stato fondato nel sud
della Cina contiene molti elementi dei pugilati del Nord.
Lo Zhoujia detto Chowgar Kuen (Pugilato della famiglia Chow)
è uno stile praticato dalla minoranza Khejia detta Hakka (famiglie ospiti), che
fa risalire le proprie origini alla famiglia imperiale Ming e al tempio di
Shaolin, ed è stato chiamato anche Tanglangquan Nanpai (Fazione del Sud della
Mantide Religiosa).
Negli Stili del Nord troviamo una realtà più variegata perché i miti delle origini fanno riferimento a storie più antiche e differenti, nonostante l’epoca Ming sia quella che, per la maggior parte di essi, ha segnato il periodo di maggior diffusione.
Tra essi spiccano
3) Area del Nord-Est, Area del Sud, Area del Sichuan.
Anche questa catalogazione segue un criterio geografico, che tiene conto delle tre maggiori aree di diffusione e di pratica del Wushu in Cina.
L’Area del Nord-Est comprende le Province di Hebei, Shandong, Jiangsu, Anhui ed Henan. L’Henan è la provincia dove si trovano il Tempio di Shaolin ed il Villaggio Chenjiagou.
L’Area del Sud comprende in particolare le Province di Fujian e Guangdong, due località dove si ipotizza potesse sorgere il Tempio Shaolin del Sud.
L’Area del Sichuan fa riferimento all’omonima provincia, dove si trova la Montagna Emei, di cui si è già parlato precedentemente.
Questa classificazione può essere intesa anche come una suddivisione che proviene dalle altre due, inserendo come terzo sistema quello Emei, che viene inteso come un punto di incontro tra le caratteristiche dei sistemi Wudang e i sistemi Shaolin, anche intesi come Stili del Sud e Stili del Nord, già confutato sopra.Questa divisione è interessante proprio perché sottolinea le località che rivestono una certa importanza per il Wushu, ma non ne esaurisce certo l’elenco.
Rispetto alle tre aree geografiche individuate sopra, dobbiamo costatare che ci sono stili che non vi possono essere collocati ed inoltre presentiamo altri sistemi di classificazione insoliti.
Vi sono stili che hanno avuto la loro origine geografica nel Tibet (anche se oggi non vi sono più praticati): il Lamapai, un tipo di Baihequan, ecc.
Altri stili sono legati alle minoranze etniche (esistono in Cina più di cinquanta minoranze), tra cui una categoria importante è rappresentata dagli stili praticati dalla minoranza Hui (di religione Islamica), foltissimo gruppo di stili dell’area del Changquan: il Chaquan (pugilato della famiglia Cha), lo Zhaquan (pugilato della famiglia Zha), il Tantui (gambe rimbalzanti), ecc.
Moltissimi stili poi sono praticati dalle minoranze etniche che vivono prevalentemente nello Yunnan (Provincia che confina con il Vietnam, il Laos, la Cambogia e la Birmania).Tra questi riveste particolare interesse tra i praticanti di Meihuaquan, il Simenquan (Pugilato delle Quattro Porte) praticato da alcune delle minoranze, che ha molte somiglianze con il Pugilato del Fiore di Prugno, anche se invece che sui pali viene praticato attorno a delle buche. Alcuni stili prendono addirittura il nome di alcune di queste minoranze essendo caratteristici di una sola di esse: Miaoquan, Achangquan, Yaoquan, etc.
Un’altra minoranza importante è costituita nel sud dagli Kejia (detti Hacca), popolazione di etnia Han, che, protagonisti di una migrazione successiva, non si sono mai integrati con gli Han, che già vivevano in quella zona, anche perché in possesso di una forte identità culturale. Questa minoranza pratica uno stile particolare, che viene attribuito alla famiglia imperiale Ming e prende nomi diversi: Zhoujia detto Chowgar (pugilato della famiglia Zhou, che sarebbe il nome originario) Tanglang del Sud (che sarebbe invece un nome di comodo individuato per sfuggire alle persecuzioni mancesi).
Questo Tanglang è molto diverso da quello creato da Wang Lang nello Shandong e avrebbe poco dello stile imitativo della mantide, a cui invece appartiene il secondo.
Gli Stili Imitativi degli Animali attraversano trasversalmente tutte le altre categorie. In questi stili si imita solitamente la mimica degli animali. Vengono, ad esempio, inclusi in questo gruppo il Tanglangquan (pugilato della mantide), l’Hequan (Pugilato della Gru), il Gouquan (Pugilato del Cane), l’Yingzhaoquan (Pugilato dell’artiglio dell’aquila), l’Heihuquan (Pugilato della Tigre Nera), l’Houquan (pugilato della scimmia).
Altri casi particolari sono costituiti da stili che esistono sia al Nord sia al Sud, come per esempio il Longquan (Pugilato del Drago) che viene distinto in Stile del Drago del Sud e Stile del Drago del Nord.
Questo sistema di catalogazione moderno è stato definito dal “Canadian Martial Arts Games Committee”, una associazione di Wushu canadese, con la finalità di accorpare forme o stili tradizionali “dimostrativi” all’interno della medesima gara. Ci fornisce otto criteri di suddivisione, che tengono conto del tipo di movimento prevalente e dell’emissione della potenza.
1) Movimenti Morbidi e di Tipo Rilassato.
I
movimenti sono lenti e continui senza fermate improvvise o interruzioni, la
parte superiore e quella inferiore si spostano all’unisono, si enfatizza il
movimento rilassato e naturale senza emissioni di potenza improvvise, dure o
esplosive.
Fanno parte di questa categoria: Taijiquan stile
Yang, Taijiquan stile Wu, Liuhebafaquan,
etc.
2) Movimenti Morbidi con Occasionali Emissioni di Potenza Esplosiva.
Anche qui i movimenti sono lenti e continui, rilassati e naturali, ma con emissioni occasionali di potenza improvvisa, acuta o esplosiva.
Fanno parte di questa categoria: Taijiquan stile Chen, ecc.
3)
Tipo di Movimento Morbido e Rapido.
I movimenti sono morbidi, rilassati e continui ma non lenti; si usano i passi per condurre il corpo con molte rotazioni; rare emissioni di potenza improvvisa, acuta, o esplosiva.
Fanno parte di questa categoria: Baguazhang, la forma veloce dello stile Yang di Taijiquan, la forma veloce dello stile Wu di Taijiquan, la forma dei Cinque Elementi Wudang Tai Yue, etc.
4)
Uso Totale della Potenza Esplosiva.
Generalmente semplici con molte ripetizioni dei movimenti e poche variazioni; si pone enfasi sul dimostrare l’utilizzo di tutto il corpo per generare potenza acuta, improvvisa ed esplosiva.
Fanno parte di questa categoria: Xingyiquan, Liuhequan, Bajiquan, la seconda forma Paoquan (pugno a cannone) dello stile Chen di Taijiquan, certe forme di Shaolinquan.
5) Posizioni Alte e Colpi a Corto Raggio.
Le posizioni generalmente sono alte e ci si limita a cambiamenti delle tecniche della mano corte e veloci. L’enfasi è posta sui movimenti piccoli della parte superiore del corpo e sulle emissioni di potenza brevi ed acute. C’è generalmente meno utilizzo delle tecniche di gamba.
Fanno parte di questa categoria: Yongchunquan, Baihequan del Fujian, Tanglang Nanpai, Baimei, Longquan, etc.
6)
Con Posizioni Basse e di Tipo Solido.
Le posizioni generalmente sono basse, ampie e solide; c’è una mescolanza di tecniche di mano lunghe e corte; l’enfasi è posta sui movimenti della parte superiore del corpo, larghi o lunghi oppure sulle emissioni di potenza dura.
Fanno parte di questa categoria: Hongjiaquan, Zhoujiaquan, Cailifoquan, etc.
7)
Tipo che utilizza l’Attacco Mobile.
Uso mescolato di posizioni alte e basse con cambiamenti rapidi dei passi; uso sia di tecniche di braccia che di tecniche di gambe; si pone risalto sul girarsi, saltare, scivolare e avanzare di lato con grandi movimenti e con cambiamenti rapidi delle tecniche.
Fanno parte di questa categoria: molti stili Changquan, come Chaquan, Huaquan, Shaolinquan, Changquan, Tantui, Tongbeiquan, Piguaquan, Fanziquan, Mizongquan, Bei Tanglangquan, Yingzhaoquan, ecc.
8)
Tipo che si Muove sul Terreno.
Si basano essenzialmente sui movimenti acrobatici di caduta, le proiezioni, i rotolamenti, le capriole ed i movimenti di combattimento a contatto diretto col terreno.
Fanno parte di questa categoria: Ditangquan (Pugilato delle cadute), Gouquan, Houquan e Zuiquan (Pugilato dell’ubriaco).
Questa non è una catalogazione, ma una suddivisione che appartiene al linguaggio comune del Wushu e nel senso comune mette in opposizione il Wushu Moderno, la forma di Arte Marziale codificata in Cina Popolare a partire dagli anni ’50, e tutto ciò che era pre-esistente definendolo tradizionale. Se possiamo accettare ciò, dal punto di vista gergale, perché i termini così intesi sono ormai generalmente d’uso comune, possiamo anche accettare tale distinzione come corretta?
Il processo di modernizzazione nelle arti marziali, in genere, inizia a causa della introduzioni delle armi da fuoco e tale processo in Cina coincide grosso modo col periodo che va dalle “Guerre dell’oppio” (1839-1842 e 1856-1860) alla “Rivolta dei Boxer” (1898-1900).
Quali sono le caratteristiche di questa modernizzazione nel Wushu cinese? Proveremo a fornire alcune chiavi di lettura: gli stili moderni hanno una diffusione mondiale non più circoscritta a piccole realtà geografiche; le arti marziali diventano un aspetto marginale nelle strategie e nelle tecniche da guerra; queste pratiche vengono utilizzate per finalità sportive-agonistiche; si esce dall’ottica della “verità rivelata dai maestri di arti marziali”, cercando invece di capire i principi biomeccanici che regolano il movimento corporeo e le strategie dell’allenamento; la commercializzazione delle tecniche diventa di massa.
Dal 1800 ad oggi assistiamo alla nascita di stili come il Baguazhang, lo Yiquan, lo Ziranmen, ecc.; li consideriamo Moderni o Tradizionali? Il Taijiquan stile Yang codificato nel 1928 come pratica salutistica come lo consideriamo? Moderno o Tradizionale?
I Lianbuquan codificati dai maestri nazionalisti presso la accademia di Nanchino, uno dei quali ci è stato trasmesso da Zhang Zuyao, possono essere considerati Tradizionali?
Il culmine di questo processo viene raggiunto prima con l’istituzione del Guoshu (arte nazionale) e poi del Wushu Moderno.
E’ caratteristica comune di tutti gli Stati Centrali Totalitari quella di cercare di controllare e regolamentare tutte le realtà della vita civile, per dar vita ad un forte sentimento di unità ed a una immagine nazionale.
Ciò è appartenuto sia al Governo Nazionalista del 1928, che al Governo Popolare del 1949 ed ha investito anche la frastagliata realtà delle arti marziali cinesi.
In particolare il Guoshu è stato creato per incanalare nel sistema statale tutte quelle persone ed associazioni che potenzialmente avrebbero costituito dei focolai di ribellione, o delle società segrete, pronte a rovesciare il governo. Così, invece, i praticanti di arti marziali erano riconosciuti ed adulati dallo Stato, divenendo il braccio armato dello Stato stesso e dei possidenti terrieri che lo sostenevano. I tornei diventarono una valvola di sfogo che svolgeva varie funzioni: i praticanti esaurivano il loro istinto bellicoso, la popolazione assisteva alla grandiosità dell’arte nazionale (e quindi della Cina Nazionalista), si creava un collettore ufficiale per le scommesse, grande passione dei cinesi dell’epoca.
Quindi possiamo comprendere che l’utilizzo dispregiativo del termine “Moderno” fatto dai transfughi di Taiwan nei confronti del Wushu praticato nella Cina Popolare sia solamente una contrapposizione politica. I praticanti di Taiwan hanno sempre rivendicato il possesso dell’autenticità “Tradizionale” delle arti marziali, ma a tutt’oggi possiamo affermare che a Taiwan, tutt’al più, possiedono l’autenticità della tradizione del Guoshu, una riunione moderna di vari stili tradizionali, ben lontana, sia nella qualità sia nei numeri, dalla pratica riscontrabile nel Wushu della Cina Popolare.
Se è vero che nella Cina Popolare si possono trovare ancora oggi i veri stili tradizionali bisogna dire, però, che come contrappeso a tutto questo si pone l’ufficializzazione nel 1978 del cosiddetto “Wushu Moderno”, utilizzato più che altro a fini terapeutici e formativi, attraverso una reinterpretazione a livello psicofisico dell’attività marziale. In questo processo di “modernizzazione” viene coscientemente trascurato l’aspetto marziale dell’attività, giacché espressione ideologica di un passato politico in contrasto con i nuovi ideali del comunismo, pur evidenziando l’espressione sportiva vista come emblema di una millenaria eredità culturale di tutto il popolo cinese.
BIBLIOGRAFIA
1) "DICTIONNAIRE
DES ARTS MARTIAUX CHINOIS" T. DuFresne e J.
Nguyen
2) “ESSENTIALS
OF CHINESE WUSHU” Wu Bin, Li Xingdong e Yu Gongbao Foreign Languages
Press
3) “IL KUNG FU”
Y. Kieffer e L. Zanini Xenia Tascabili
4) “TUTTLE
DICTIONARY OF MARTIAL ARTS OF CHINA, KOREA & JAPAN” Sun-Jin Kim, D. Kogan, N. Kontogiannis e Hali Wong
Charles E. Tuttle Company
5) “DE SHAOLIN
A WUDANG”
6) “ARTI MARZIALI” H. Reid e M. Groucher
Demetra
7) HANWEI WUSHU Rivista del settore
8) “BOXE DA TERRA DEL FUJIAN” Chai Chushian
Edizioni Mediterranee
9) Sito
ufficiale della CANADIAN MARTIAL ARTS GAMES COMMITTEE
10) Sito della
ITALIAN EMEI WUSHU KUNGFU ACADEMY
del Maestro Xu Hao